“La strategia amorosa si sa adoperare solamente quando non si è innamorati.”
Questa frase di Cesare Pavese, a mio avviso condivisibile, è interessante fonte di riflessioni a diversi livelli.
Strategia nasce come termine militare, riferito all’arte di individuare obiettivi, linee di azione e mezzi idonei per conseguirli.
Nella sua estensione è applicabile a qualunque settore.
L’amore non è un gioco, ma il termine trova ampio utilizzo come “strategia di gioco”, in cui si stabiliscono regole generali di condotta che determinano quale orientamento sia meglio seguire per il raggiungimento del risultato.
Queste accezioni presuppongono uno studio logico, un’analisi razionale, una valutazione distaccata.
È proprio il distacco il nodo cruciale.
Quando si è emotivamente coinvolti in qualcosa, è difficile mantenere un’oggettività, un giudizio obiettivo, o anche semplicemente guardare le situazioni nel loro complesso, nella loro interezza, dall’alto. È difficile estraniarsi e ragionare come se si fosse un’altra persona, non coinvolta emozionalmente.
Anche l’abitudine può essere nemica della nostra capacità di giudizio. Se siamo soliti vedere le cose in una certa prospettiva e approcciarci a esse da una determinata angolazione, faremo fatica a modificare questi schemi. Ogni cambiamento, ogni piccola o grande rivoluzione dentro e intorno a noi è spesso vissuta con fatica, apprensione, timore.
La citazione è trasponibile anche in altri campi. Perché se amore e strategia sembrano dimensioni piuttosto distanti, almeno nelle convinzioni di Pavese, è anche vero che non è solo l’amore a coinvolgerci.
Anche sul piano lavorativo ci possono essere situazioni in cui il desiderio di riuscire o la paura di fallire, la voglia di fare meglio o l’ansia legata al tempo, i dubbi sulle proprie capacità e molti altri fattori possono renderci meno lucidi.
Il parere professionale di una persona di cui ci fidiamo può esserci di grande aiuto.
L’opinione di qualcuno che stimiamo può aprirci a nuove riflessioni.
Queste considerazioni sono applicabili soprattutto al lavoro autonomo, che spesso ci assorbe tanto quanto se non di più di una storia sentimentale. Se abbiamo una nostra attività, fondata su specifici presupposti e proposta in una certa forma, è importante periodicamente interrogarci e porci delle domande:
- quella modalità mi appartiene e mi rappresenta ancora?
- mi rispecchia sempre?
- ci sono modifiche che ho attuato nel mio percorso professionale e personale che non emergono?
- quali aspetti nascosti vorrei valorizzare maggiormente?
La strategia digitale.
Se siamo innamorati di quello che facciamo, talvolta, potremmo non essere in grado di elaborare una corretta strategia digitale o, più genericamente, lavorativa.
Chi si occupa di presenza online, una delle domande che si sente rivolgere più spesso da un nuovo cliente, forse la prima o comunque imprescindibile, riguarda il modo in cui si appare, che impressione si dà, che messaggio si trasmette di sé e del proprio lavoro.
È una somma di fattori che devono collimare.
Avere un riscontro esterno è basilare in ogni comunicazione. Sapere con esattezza che cosa si vuole esprimere e trovare i canali e i mezzi più appropriati è la partenza, ma verificare, per quanto possibile, che il messaggio raggiunga le persone a cui ci rivolgiamo e venga recepito per come lo abbiamo pensato, è altrettanto importante.
Trovare qualcuno che ci dia un feedback competente e disinteressato è merce rara.
Con questi presupposti sembra quindi difficile studiare e attuare una propria strategia, in quanto gli ambiti di applicazione a cui saremmo più interessati (la persona amata e il nostro business, per restare su questi due esempi) sono anche quelli di cui siamo più innamorati.
Per l’amore esiste quella straordinaria risorsa che sono gli amici.
Per il lavoro, non resta che rivolgersi a una persona esterna, possibilmente preparata, di esperienza, che riesca a scorgere l’aspetto emotivo che caratterizza la nostra attività, ma che sappia anche razionalizzare a sufficienza per elaborare una strategia su misura per noi.