Rapporto Interpersonale Virtuale

Conoscenza Virtuale vs Conoscenza Reale

Con la nascita della comunicazione istantanea in etere, le chat prima, i social network poi, è quasi un sillogismo introdurre il concetto di rapporto interpersonale virtuale. La realtà virtuale diventa il veicolo primario degli istinti dell’uomo nell’allacciare rapporti sociali spogliati delle convenzioni che impone la realtà fisica. Attraverso i siti professionali e le email, i forum e i gruppi, si instaurano rapporti con altre persone atrocemente sinceri. Può sembrare un paradosso, ma se si riflette attentamente non lo è poi così tanto. Nella realtà di tutti i giorni siamo giustamente condizionati dai conformismi comportamentali che ci vengono instillati dalla tradizione culturale e dalle regole dell’educazione civica. Nel mondo virtuale la mente e l’istinto sono avulsi da questi dogmi e sentendosi protetti dalla barriera della virtualità, conoscono la libertà dai condizionamenti fisici. Assunti questi concetti, è facile comprendere quanto tutto ciò sia pericoloso e positivamente innovativo al tempo stesso. Tutto risiede nelle intenzioni che guidano l’allaccio di un rapporto sociale.

“Io” Virtuale vs “Io” Reale

Oggi la creazione di tali rapporti è guidata da intenzioni negative, morbose, ma anche positive, lavorative, migliorative di un mondo di cui si intravede il potenziale per elevare la cultura personale e collettiva. Tralasciando le negatività, tristemente note a tutti e nel continuo tentativo di mitigarle, concentriamoci invece sul lato positivo. Risulta disarmante quanto sia potente la libertà che arriviamo ad avvertire nel momento in cui entriamo in contatto con un’altra entità virtuale oltre alla nostra. Sia in ambito di pura connettività sociale che in ambito lavorativo, si arrivano a instaurare rapporti sia professionali che personali nati su Internet, a volte senza neanche mai parlarsi al telefono; delle vere relazioni di fiducia senza talvolta conoscere nulla di chi sta al di là di un determinato schermo. Parliamo, condividiamo, ci confidiamo, ci fidiamo e talvolta ci affidiamo, sentendoci liberi e compresi, esprimendo ciò che forse nella realtà non avremmo mai il coraggio o l’occasione di esprimere, in maniera quasi terapeutica, creando talvolta un legame più forte di quello nato da una conoscenza reale. Questo probabilmente dipende proprio dall’abbandono di comportamenti dogmatici che bloccano il nostro pensare e parlare nel mondo reale, e che ci trasforma in copie di noi stessi, paradossalmente le copie più vere. Non è un azzardo affermare quindi che in determinate situazioni il nostro “io” virtuale rappresenta forse la nostra essenza, in quanto scevro da blocchi mentali e comportamentali, risultando più vero del nostro “io” reale, che vive, respira e cammina nella società quotidiana.

Evoluzione o illusione?

Che sia questa un’evoluzione dei rapporti umani tesi a una più sincera connessione tra loro? Oppure tutto ciò è soltanto una superficiale illusione di quella che è forse l’ambizione più grande: essere se stessi ed essere accettati in quanto tali?