La mosca e l’ape

Oggi voglio raccontare una storia.

C’erano una volta una mosca e un’ape.

La mosca viveva da sola, non aveva una meta né un obiettivo, si aggirava per luoghi sporchi e malsani alla ricerca di escrementi o di qualunque altra cosa potesse sfamarla.

L’ape viveva in una vasta comunità, molto organizzata, in spazi puliti e perfettamente ordinati, poteva contare sulla collaborazione degli altri membri del gruppo e nulla era lasciato al caso.

Per un bizzarro caso del destino, l’ape e la mosca si trovarono a interessarsi a una bottiglia di vino vuota, lasciata aperta, distesa di lato su un tavolo. Dalla parte del fondo della bottiglia una candela accesa, anch’essa dimenticata.

Attratte dall’odore dolce che il vino aveva lasciato, la mosca e l’ape entrarono dentro la bottiglia. Il fondo sembrava essere la parte più interessante perché conteneva ancora qualche goccia di liquido che la luce della candela contribuiva a rendere umido e succoso. Inoltre la luce era già di per sé un’attrazione.
Passarono le ore e la candela lentamente si consumò, il vino finì.
La bottiglia era vuota e buia.
All’interno c’era l’ape, sul fondo, priva di vita. Della mosca nessuna traccia.

L’ape era morta mentre la mosca era uscita. Che cosa significa questo?

Questa storiella, non mia e credo abbastanza conosciuta in alcuni contesti di coaching, mi piace molto perché stimola diverse riflessioni.
Un primo piano interpretativo potrebbe essere quello che vede contrapposta la razionalità all’istinto.
L’ape si incaponisce verso la luce e continua in quella direzione fino alla fine. La luce è calore e vita: è una scelta del tutto condivisibile la sua. Ma in questo caso la sua determinazione le è letale.
La mosca sicuramente in un primo momento si dirige verso la luce, ma dopo vola in altre direzioni, sperimenta e prova finché non trova la libertà. Quindi una buona dose di tentativi e di sforzo le salvano la vita. Sembrerebbe quindi che non sempre seguire la ragione e la razionalità siano scelte vincenti. Al contrario, a volte le strade che sembrano non portare a nulla rivelano delle piacevoli (e in questo caso vitali) sorprese.
Sulla falsa riga di questa prima interpretazione, ce ne potrebbe essere una seconda che vede avversari l’organizzazione e la casualità. Seguire un metodo e un criterio garantiscono sicuramente una sicurezza e una preparazione contro imprevisti e difficoltà. Un alveare è senza dubbio in grado di fronteggiare un imprevisto meglio di un’ape (o di una mosca) singola. E di garantire una maggiore probabilità di sopravvivere a buona parte dei componenti. Viceversa la casualità porta a risultati che non si erano potuti calcolare o prevedere e che dipendono da fattori alquanto difficili da valutare e da immaginare.

La casualità è rischiosa ma le volte in cui va bene potrebbe andare davvero molto bene, meglio del piano organizzato.

Lo stesso dicasi per prudenza vs. rischio, terza interpretazione. Una scelta prudente mette al riparo (quasi sempre) da brutte sorprese e garantisce una buona dose di tranquillità e di sicurezza. L’ape vive la sua vita predeterminata e compie il suo dovere con devozione e lealtà. Viceversa la decisione di osare e di azzardare sottopone a un rischio che può avere conseguenze drammatiche e deleterie. Tranne quando va bene e salva la vita. La mosca prende iniziative ardite che la mettono in serio pericolo e infatti fa una brutta fine molto più spesso di quanto non accada all’ape.
Un quarto punto di vista è quello legalo alla tipologia stessa dei due animali. L’ape è un animale sociale a tal punto dipendente dal gruppo da aver perso la sua condizione individuale. La sua intera vita è dedicata alla comunità senza la quale non potrebbe sopravvivere e nemmeno esistere. La mosca è del tutto indipendente, in grado di adattarsi quasi a in ogni ambiente, vive a stretto contatto dell’uomo e di altri animali ma solo per opportunismo.
Verrebbe da concludere che l’ape, così evoluta, è in realtà anche interamente dipendente dagli altri membri del gruppo e tutte le sue azioni e le sue “scelte” sono in funzione della comunità. La mosca agisce da sola e secondo il bisogno del momento e talvolta, come in questo caso, ha la meglio rispetto alla difficile situazione in cui si trova.
 
Nonostante la storia veda le due protagoniste concluderla in modi direi opposti, non credo che il senso sia quello di indicare come “giusto” il comportamento della mosca e “sbagliato” quello dell’ape. In un altro contesto si potrebbe verificare esattamente il contrario. La storia è interessante proprio perché l’insetto che rappresenta qualcosa di più evoluto e – diciamocelo – di meno schifoso, alla fine ha la peggio. Questo a dimostrare che non esiste una regola assoluta e un modo di agire che ci dia la certezza di uscire vincenti (e possibilmente vivi!) dalle difficoltà.

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