Un’Assistente Virtuale non può non amare la tecnologia perché sarebbe come non amare una parte basilare del proprio lavoro.
La tecnologia permette di lavorare da qualunque luogo, di entrare in comunicazione con persone che altrimenti non si conoscerebbero, di stabilire relazioni, gestire impegni e orari.
La tecnologia è indispensabile per svolgere questo lavoro e per ottenere la parte migliore di questo lavoro: la libertà.
Occorre tenersi aggiornati, rimanere connessi anche mentalmente, leggere, informarsi, partecipare e questo avviene attraverso internet e i suoi molti strumenti online.
A questa socialità virtuale, si contrappone un mestiere individuale e pertanto piuttosto solitario e “isolato”. Si è insieme nella realtà online, ma poco insieme nella realtà …reale, almeno per quanto concerne la sfera professionale.
Questa scelta diviene un insieme di scelte in quanto la professione di Assistente Virtuale spesso è accompagnata da decisioni che riguardano anche lo stile di vita, proprio a fronte delle maggiori possibilità che offre.
Ci saranno sicuramente assistenti virtuali che lavorano da affollatissimi uffici in coworking nel centro di metropoli italiane o straniere, ma nella mia esperienza diretta e indiretta di persone con cui sono entrata in contatto, spesso si predilige uno stile di vita meno caotico, più ritirato, lontano dai grandi agglomerati urbani, più rurale.
Fa riflettere questo apparente contrasto tra un mestiere in cui è basilare la presenza (online) e uno stile di vita che prediliga l’assenza da aggregazioni di persone, vita frenetica, caos…. mentre internet è caos, pluralità, abbondanza, stimolo e sollecitazione continui.
Spesso le persone vivono vicino o nei centri più grandi proprio a causa del lavoro, per non essere costrette a viaggiare diverse ore al giorno per recarsi in ufficio, in fabbrica, in azienda, dai clienti. Ma mi e ti chiedo: dove vivrebbe l’umanità se non avesse un luogo fisico di lavoro? Ugualmente nelle città per avere la comodità dei molti servizi offerti e la vicinanza ad altre persone (parenti, amici…) che vivono nel medesimo comune o nelle vicinanze? O saremmo sparsi per le campagne e le montagne, in piccoli borghi, in case più defilate, tranquille e silenziose? E ci muoveremmo solo due o tre giorni alla settimana per dovere e/o piacere? E in quest’ultimo caso le città sarebbero sempre città, rimarrebbero sempre luogo di aggregazione lavorativa o mondana o si svuoterebbero, offrendo inevitabilmente anche meno servizi e divenendo quindi meno attraenti? Ci sarebbe una maggiore e più omogenea distribuzione di individui e richiami se ognuno potesse lavorare dal luogo che desidera? O forse ci sarebbero distese di verde e ogni tanto qualche grosso centro in cui trovare tutto l’occorrente e poi ancora natura? O più semplicemente: le persone, quando vanno in pensione, dove vanno?
Vivere dove si desidera, non dover calcolare i km che separano dal lavoro, il tempo che si impiega a raggiungerlo, il traffico, la benzina, l’autostrada è una gran fortuna.
Poter decidere di cambiare ambiente in relativa scioltezza e senza vincoli legati al lavoro è una notevole libertà.