Il Popolo dei Social Network

Il popolo dei Social Network è vastissimo. Si parla di milioni di persone nel mondo in possesso di un profilo sui più popolari social. Sembra che oggi sia diventato indispensabile “esserci”. Se non hai un account su Facebook sei un emarginato. Prendiamo in esame proprio quest’ultimo, il più diffuso social network nel mondo. Nato quasi quindici anni fa con lo scopo di mantenere una rete di contatti con gli studenti della Harvard University, in poco tempo è diventato un fenomeno globale. In questo spazio è possibile creare relazioni tra amici reali e altri mai incontrati. Il concetto di “amicizia” sui social è totalmente diverso da quello a cui siamo abituati nel mondo reale. L’amicizia tra due o più persone è qualcosa che coinvolge emozioni e sentimenti, talvolta molto intimi. Implica una conoscenza profonda, empatia, condivisione di esperienze di vita, spesso vissuta insieme. Tutto questo non ha nulla a che vedere con l'”amicizia” sui social. Chiunque possieda un profilo su Facebook (o altri social network) può instaurare “relazioni” con milioni di persone sparse in ogni parte del mondo.

La cosa più interessante da osservare sono i comportamenti che gli utenti attuano quando interagiscono, o non interagiscono, con altre persone o all’interno di gruppi e/o pagine pubbliche. Ecco che qui si apre un mondo variopinto, tutto da scoprire e studiare.

Ci sono varie tipologie di utenti.

Esistono utenti che si iscrivono, aprono un profilo, non lo utilizzano mai e non accedono mai: in pratica rimane perennemente inattivo. Non hanno nemmeno la curiosità o l’interesse o il tempo di verificare ogni tanto se ci sono richiesta di “amicizia”, messaggi o altre notizie che possano riguardarli. Se ne scordano. Sono i profili dimenticati, abbandonati. Aperti magari in un determinato momento per particolari motivi e poi subito rimosso dalla propria mente, ma non dalla rete, che, come si sa, non dimentica mai nulla.

Un’altra categoria interessante sono i profili fantasma, ovvero iscritti che frequentano i social regolarmente, ma non interagiscono: mai un commento, un semplice “mi piace”, la pubblicazione di un’immagine, un video, un link. Nulla! Però sono presenti  e seguono tutto con interesse, solo per il gusto di curiosare. Ho avuto occasione di scambiare qualche opinione a questo proposito con amici e conoscenti. Alcuni hanno avuto esperienze di parenti e amici, fantasmi di Facebook, che seguivano assiduamente e silenziosamente i loro post, i commenti, le foto pubblicati. Poi alla prima occasione di incontro, si rivelavano super informati e aggiornati, senza risparmiare opinioni e talvolta critiche. Una volta, invece, ho fatto un piccolo esperimento, non so come mai mi sia venuto in mente, e ho scritto “un saluto a chi legge”. E devo dire che qualche fantasma ha osato un “like”. 

Ci sono poi utenti iperattivi, li conosciamo bene tutti: sono profili onnipresenti, hanno migliaia di amici spesso sparsi in ogni angolo di mondo, chattano, commentano, condividono, postano in tre o quattro lingue diverse, a ogni ora del giorno e della notte. A volte si è costretti a smettere di seguirli, in quanto invadono eccessivamente lo spazio delle notizie, spesso con pubblicazioni virali o contenuti quantomeno banali.

E infine sono presenti anche persone che sembrano aver fatto della critica la loro linea comunicativa. Li potremmo definire i profili dissidenti. La loro presenza sta prendendo consistenza soprattutto su LinkedIn, unico social che ha finora mantenuto una sua connotazione, quella professionale, e non è un social generalista come gli altri. Sono veri e propri disturbatori del web, che approfittano di ogni occasione per criticare, distruggere, denigrare il lavoro e il pensiero di altre persone che al contrario utilizzano i social come occasione di condivisione di idee, interessi, competenze. 

In rete chiunque può essere preso di mira da questi soggetti, i disturbatori del web, che arrivano a offendere, diffondere critiche e commenti che hanno il solo scopo di demolire senza dare nessun tipo di contributo costruttivo. A volte sembra che utilizzino i social per dare sfogo alle proprie frustrazioni. Sì, perché se da una parte i social network permettono di conoscere (seppur a livello superficiale) persone diverse in ogni luogo, dall’altra parte potrebbero creare in alcuni individui una sorta di isolamento, di mancanza di contatto vero, reale. Diversi studi hanno dimostrato che i soggetti affetti da determinate nevrosi tendono a utilizzare i social network per evitare la solitudine, per emergere dall’anonimato, per comunicare la loro presenza al mondo (almeno quello virtuale).

I social possono rivelare risvolti negativi di cui occorre essere consapevoli; per contro rappresentano un mondo affascinante, pieno di opportunità, idee, occasioni di condivisione. Esistono gruppi aperti e/o chiusi in cui confrontarsi e darsi supporto. Penso, per esempio, ai gruppi creati da associazioni no-profit, ai gruppi costituiti da persone che condividono problemi particolari e che si aiutano vicendevolmente. Questo è l’aspetto che preferisco dei social network!

(grazie a Gloria Martellini per il suo contributo)