E come Estetica

Estetica con la “E” maiuscola. Un concetto che nell’epoca odierna viene oltremodo travisato assumendolo come mero insieme di stilemi e archetipi legati all’arte dell’apparire.

La cultura in senso stretto, intesa come la pratica tramite cui un essere umano colma la sua sete di sapere per giungere alla conoscenza di se stessi e di ciò che sta intorno, si veste oggi di un abito diverso, vertendo sulla ricerca del “come” e del “quanto”, dimenticando la più stimolante delle domande: “perché”. Al giorno d’oggi il timore sempre più crescente è la mancanza della premessa, cioè proprio la sete di sapere. Nonostante quanto viene affermato dai media, a oggi la ricerca di conoscenza si è spenta, o almeno la conoscenza che valga la pena raggiungere. Oggi le uniche ambizioni dei portatori del fardello della new generation sono costituite dall’assurgere a modelli instillatigli dall’inquinamento mediatico.

L’inquinamento dei Social Media da parte dei detentori del potere mediatico ha gettato le basi della nuova generazione; una generazione di esseri senzienti ma non pensanti.

Quando tutti i mezzi di comunicazione, dalle tradizionali radio-televisioni alla ormai inglobante Rete di internet, sono destabilizzate da una realtà non più tanto virtuale, la nuova generazione non può far altro che assorbire questo tipo di conoscenza, di sapere, privati di qualunque altro orizzonte e alternativa. Paradossalmente la Rete, che si prefiggeva l’obiettivo di varcare ogni limite finanche al di fuori dei confini planetari, ha oggi assunto le sembianze di una barriera nei confronti di quelle che sono le reali ma soprattutto utili fonti di conoscenza e di sapere.

La Rete ha minimizzato il concetto del sapere alla superficiale ricerca di notizie e alla condivisione delle stesse. Altro concetto travisato in connubio con la conoscenza è la condivisione. La smania di condividere esperienze e contenuti ha condotto a una velocità di interscambio di informazioni che non lascia spazio alla qualità ma solo alla quantità e all’automazione.

Queste premesse sono propedeutiche alla comprensione delle problematiche legate ai concetti di estetica e di apparire. I suddetti termini scaturiscono da una massiccia inondazione di contenuti, tramite qualunque media, ma in primis sono veicolati dai sopra citati Social Media.

Nessun detto appartenente all’immaginario collettivo è più coerente con i giorni nostri come il classico “non si giudica il libro dalla copertina”, oppure il film dalla locandina, che dir si voglia la sostanza è immutata. Ciò che ha acquisito importanza è l’involucro e non il contenuto, l’apparenza e non la sostanza. Questo si concretizza nelle scelte che si compiono e nella strada che si intraprende nel vivere quotidiano. Le scelte sono il mezzo con cui una persona costruisce se stessa, sono i mattoni con cui un adolescente costruisce l’adulto che dovrà divenire, ma se questi mattoni vengono scelti solo per il loro aspetto e non per la loro sostanza, come si fa a sapere se la struttura del nostro animo reggerà nell’affrontare le difficoltà e le felicità della vita? Per scegliere bisogna conoscere, per conoscere bisogna studiare, e per studiare bisogna capire da quale tipo di “sapere” siamo incuriositi. È questo che determina le persone che siamo, è con questo che forgiamo la nostra sostanza.

Il Cinema è tra i migliori simboli della tesi affrontata.

Luogo di dichiarata mistificazione al servizio dei più alti valori culturali della tradizione umana, e quindi al servizio del sapere stesso. Sia il Cinema italiano che estero ha da sempre trattato le tematiche legate all’estetica, all’immagine in quanto specchio della società e iconografia della superficialità dell’essere umano nei suoi aspetti più subdoli.

Il neorealismo di Luchino Visconti tradotto in pellicole come “Bellissima“, con Anna Magnani alle prese col mondo dello spettacolo e con l’ascesa sociale tramite la pianificazione del futuro della figlia. Il recentissimo “The Neon Demon” del giovane e talentuoso regista danese Nicola Winding Refn, che produce con questo film un esperimento avveniristico di filosofia del “l’apparire” attraverso la scalata al successo, con successivo tracollo, di una giovane modella.

Due esempi agli antipodi e pur così vicini nella volontà di scoprire e rappresentare tutto ciò che di più superficiale avvolge l’animo umano.

Il Cinema, la Letteratura, le Arti in generale sono pieni di critiche mosse contro il fare dell’uomo ma a favore della sua volontà, che seppur forte e motore delle sue azioni, non sfrutta a pieno le potenzialità della mente e del cuore. Come disse un saggio, nel senso più cerebrale della frase: “Il potere di un uomo non ha limiti“, un’affermazione che rincuora ma talvolta spaventa. Se riuscissimo a focalizzare le nostre scelte verso la reale conoscenza, varcando i limiti dell’apparenza, forse riusciremmo ad accogliere le nostre paure e a guardarle per come sono realmente: la più forte spinta dell’animo umano.

Trevor